Il saggio prende in considerazione vari tipi di rapporto tra queste discipline emersi a partire dal secolo XVII ad oggi. Il ricorso alla storia della chiesa ha guidato un’articolazione variamente tripartita della teologia (biblica, dogmatica o sistematica, pastorale o pratica). Lo si è condotto usando il metodo applicativo di dati biblici o storici fino all’avvento del metodo storico-critico. L’Arnold ha proposto di rivisitare la storia nel quadro di una visione cristologica (ad es. in base al principio teandrico). Secondo H. Schuster, teologia pratica e storia del cristianesimo hanno un comune ambito di studio (la storia) ma si distinguono quanto ad approccio specifico (il passato per la storia, il presente per la teologia pratica). Il Liégé ritiene che un corretto e proficuo ricorso alla storia da parte della teologia pratica suppone che le ricerche storiche abbiano una rilevanza per la soluzione di problematiche attuali. Il diffuso impiego del metodo empirico critico da parte della teologia pratica recente tende a evidenziare il rischio di storicismo in una riflessione teologica che privilegia il metodo storico-critico. D’altra parte si rimarca, ad es. da parte di Pannenberg che la teologia pratica va configurata in una riflessione teologia globale centrata sul «contesto vitale dell’esperienza storia di senso». La storia dell’evangelizzazione in America Latina è stata rivisitata di recente seguendo una duplice lettura: apologetica e tradizionale l’una, critica e alternativa l’altra. Anche della modernità si è fatta una lettura ideologica convenzionale nella linea della separazione tra Dio e uomo, fede e ragione a cui si è contrapposto una lettura alternativa nella linea del cristianesimo integrale. I rilievi conclusivi evidenziano l’esigenza di una collocazione epistemologica aperta delle tre discipline, la loro non dipendenza né supplenza, ma la multiforme loro affinità nella distinzione, diretta a favorire la vicendevole integrazione tramite il confronto dialogico.
The article takes into consideration the various kinds of relations which have existed from the sixteenth century until the modern age between these subjects. This use of history has guided the division of theology into three parts (biblical, dogmatic or systematic, pastoral or practical). The biblical and historical data have been applied until the advent of the historical-critical method. Arnold has viewed history from a christological point of view, as for example the theandric principle. According to H. Schuster practical theology and history of Christianity have as their basis of research a common historical one but differ in their specific approach, the past for history and the present for practical theology. Liégé is of the opinion that the use of history by practical theology justifies the supposition that historical research are important for the solution of contemporary problems. The widespread use of the empirical critical method in modern practical theology tends to underline the risk of falling into storicism in a theological reflection which privileges the historical-critical method. On the other hand it is to be noted that for Pannenberg practical theology must be placed into a global theological reflection which is centred on the «vital context experience of the history of sense». The history of the evangelisation of South America has been recently revised with a twofold method; that of traditional apologetics and another more critical and alternative. Even modern history has been subjected to the same conventionally ideological interpretation, that of the separation of God from man, faith and reason, to which an alternative fundamentalism has been opposed. The final conclusions emphasise the need for the three different branches of theology to be clearly situated in an epistemology. They must neither depend on nor substitute each other but their many forms of affinity must be defined in order to further their mutual integration by means of a dialectic confrontation.