Giovani, fede e vocazione cristiana nell'era della tecnologia digitale
Salesianum vol. 79 (2017) n. 2, 231-256
Sezione: Studia
Sommario
La tesi che sostengo in questo articolo è legata a questa constatazione: la tecnologia – come tale – non è un problema per la fede in Dio. In disaccordo con quanti affermano che la tecnologia è espressione della volontà di potenza di se stessa, affermo invece che essa costituisce un problema quando obbedisce ai comandi e alle logiche di profitto di élite economiche, politiche e militari. È la tecnologia piegata a questi interessi che diventa strumento di controllo e di annichilimento sociale, a tal punto da rendere per molti irrilevante o contraddittorio il riferimento a Dio. I cristiani sono chiamati a prendere posizione nei confronti di un sistema disumanizzante, non perché è tecnologico, ma perché è talmente predatorio da permettere a una piccola minoranza di vivere uno standard di benessere crescente, per garantire il quale ha la necessità di mantenere poveri i tre quarti della popolazione mondiale.
Abstract
The proposition defended in this article associates to the fact that, technology – as such – is not a problem in order to have faith in God. The author disagrees with those who affirm that technology is an expression of self-power but rather sustains it is a problem when used to comply for profitable benefits amongst the élite stakeholders of economics, politics, and military. Here technology influences the interests of these élites to be an instrument of control and social annihilation; as such, any reference to God is irrelevant or contradictory. Christians have a duty to take a stance against this dehumanizing system, not because of technology, but for the predatory use of technology by a small minority, living affluent lives ensuring that three quarters of the world population continues to live in poverty.